Senso n. 01: Udito
Preparazione:
Approntare una penna e strisce di carta di uguale lunghezza.
Isolare gli occhi da sorgenti di luce più o meno vicine.
Ripetere l’operazione per i rimanenti organi di senso -ad eccezione dell’impianto uditivo- fino alla conquista di un isolamento vòlto alla massima ricezione.
Il silenzio (percezione fastidiosissima perché senza limiti instabile) si rompe -attacco iniziale della sinfonia.
Note e rumori pungolano gli organi sensòri e vengono identificati come suoni dai sensi che, patendoli, si riconoscono come canali (media). Attraverso questi tutto il corpo, fattosi cassa di risonanza, riceve e costruisce immagini percettive -ogni organo secondo le proprie funzioni- all’interno di un flusso unico, guidato dalla matematica della composizione musicale.
A partire dall’operazione messa in atto da D’Annunzio per il suo Notturno (1), bendati durante l’ascolto del brano, ne riceviamo le melodie, i passaggi e le discontinuità: al buio (meno vincolati dalla costrizione del significante grafico) lasciamo depositare sulle strisce di carta i frammenti -parole, immagini, percezioni- raccolti dal filtro cerebrale.
…
La sinfonia si esaurisce.
Ora, in che modo dovremo operare testualmente?
Andremo a costruire un testo sinfonico e, in questo caso, contaminato. Evitando un’imitazione didascalica, dovremo comporre un brano testuale affine a quello musicale nell’interazione dei differenti registri e linguaggi: struttureremo un progetto complessivo da calare nella (e a cui ricondurre costantemente la) scelta dei vocaboli, nel susseguirsi dei ritmi e dei microtesti in un movimento metamorfico unitario.
(1) Per le garze che gli coprivano completamente gli occhi, D’Annunzio sperimentò una scrittura in versi la cui durata era regolata sulla lunghezza di strisce di carta appositamente ritagliate. In tal modo egli riuscì ad affinare un linguaggio denso e frammentato, fulmineo e viscerale.
Elisa Gastaldi