opera teatrale
introduzione
Uno scrittore, un regista teatrale, un esperto di grafica e nuove tecnologie di comunicazione e un grande personaggio storico: Giordano Bruno.
Dalla collaborazione di Gaetano delli Santi (poeta, scrittore e professore di estetica), Claudio Pappalardo (regista di cinema) e Fabio D’Ambrosio (scenografo virtuale), nasce un’opera teatrale basata sull’interdisciplinarietà delle competenze di ognuno.
La pièce propone in chiave poetica, letteraria ed ideologica il processo inquisitorio al filosofo nolano Giordano Bruno, a partire dai documenti originali dell’epoca. Tra gli aspetti della prospettiva filosofica di Bruno messi a frutto nel testo di delli Santi (pubblicato da Fabio D’Ambrosio Editore), è da segnalare la ricerca degli “infiniti universi” attraverso la sperimentazione linguistica.
Il tutto é ambientato in uno spazio multimediale con l’utilizzo di schermi e videocamere che si ispira al planetario, in continuo bilico tra arcaico e moderno.
Lo spettacolo è stato presentato a Roma al Metateatro il 12-16 Febbraio 2003 con la partecipazione di Amnesty International (che ha fornito sequenze video di pubbliche esecuzioni capitali, proiettate durante lo spettacolo) e di Applicando, rivista di informatica..
progetto registico
di Claudio Pappalardo
Al volgere di questo millennio sembra che la sperimentazione, l’invenzione nell’ambito teatrale (sia che si tratti del teatro ripetitivo, del teatro senza parole, del teatro rituale, del teatro basato sul rigore artistico o sulla dimensione spirituale o intellettuale, vale a dire, tutti quei percorsi così diversi che raramente si incrociano) troppo spesso conducano semplicemente all’insterilimento e alla noia.
Se ci rivolgiamo invece verso il passato, se analizziamo il percorso del teatro occidentale fin dalle sue origini greche, notiamo un impoverimento dell’essenza teatrale, anche se, all’apparenza, si sta verificando il fenomeno inverso.
Il teatro greco è arrivato a ottenere la fusione di tutti gli elementi della civiltà del suo tempo e ne rappresenta il punto culminante.
Aveva, attraverso il suo carattere rituale, una funzione religiosa.
Era scritto da storici, filosofi, statisti, strateghi. I suoi attori erano i cittadini. La coreografia era il risultato estetico del lavoro di geometri e la musica era la forma atistica della matematica. In quel teatro l’arte era inscindibile dalle scienze, dalla filosofia e dalla politica”.
(di Eli Malka, Direttore dell’Unione dei Teatri di Europa, dal convegno ‘Arte e Conflitto’)
Per questo motivo ho elaborato, insieme ad un gruppo di artisti e studiosi di diverse discipline, da quella umanistica a quella tecnico-scientifica, un evento teatrale che possa nei suoi limiti rappresentare una proposta moderna di coinvolgimento sia emotivo che razionale tra pubblico e arte.
In questi quattro anni di progettazione ho analizzato il testo di delli Santi (poeta, scrittore, professore di estetica) “Fra’ Giordano Bruno redivivo”, che rappresenta in questo momento uno dei massimi tentativi di sperimentazione linguistica teatrale.
Ho inoltre coinvolto intorno a questo progetto esperti, tecnici e studiosi che operano nel campo delle nuove tecnologie di comunicazione virtuale e artisti che creano utilizzando nuove tecnologie.
Il mio lavoro naturalmente è proseguito nella ricerca degli attori, nella progettazione scenica virtuale e soprattutto nell’ideazione di uno spazio scenico che potesse includere una rappresentazione globale di tutte le discipline artistiche coinvolte intorno ad un unico interesse: il “Fra’ Giordano Bruno redivivo” di Gaetano delli Santi
nota su fra’ giordano bruno redivivo
di Gaetano delli Santi
In un’epoca (quale è la nostra) tutta dedita all’eclettismo di linguaggi espressivi, alla mescolanza fra diverse forme di comunicazione tutte incorporate per temperarne una, alla multimedialità e alla virtualità, c’è sembrato più che doveroso e legittimo il tentativo di realizzare un’opera teatrale all’insegna di un’esperienza linguistica ispirata alla interdisciplinarietà tra le arti.
A partire da quest’ottica, ci siamo chiesti: in quali termini dovrebbe porsi un linguaggio letterario per poter contraddire l’atemporalità acritica, convenzionale e autocelebrativa della letteratura neo-orfica, innamorata, intimista, ecc?
Letteratura ed arte sono state così, in questo caso, chiamate a sottoporre a critica ogni loro certezza acquisita per interrogarsi sulla possibilità di mettere a frutto le loro differenze in differenti linguaggi, per la costruzione di un possibile linguaggio “altro” e pluralistico in grado di tessere “pensiero antagonista” e “fare” sulla scorta di una “teoria in atto”, finalizzata all’oltrepassamento di se stessa, del già realizzato, del già detto.
Infatti “Fra’ Giordano Bruno redivivo” nasce in stretta collaborazione con Claudio Pappalardo e Fabio D’Ambrosio.
I diversi linguaggi messi in atto per la realizzazione del progetto, nascono e si evolvono in simbiosi: la scultura-pittura barocca incorpora in sé l’espressività visiva del Teatro della Memoria per dare al linguaggio poetico-prosaico un’espressività dai connotati plastico-sonori, e del cromatismo linguistico ottenuto con la radicalizzazione del plurilinguismo.
Di conseguenza la teatralizzazione dell’intera opera è un’operazione poetica plurilingustica: la parola (estrapolata sia dai dialetti imbastarditi, sia dal linguaggio del basso volgo, sia dagli idioletti giovanili -Paninaro, skinhead, new wave, punk, neo-hippie,ecc.-, sia da un certo arcaismo ormai condannato al seppellimento, sia dalla Lingua Zerga e malavitosa, ecc.), nonché la sua semanticità fortemente filologica, giocano nel contesto, insieme alla rabbia parodica dissacrante, la parte più essenziale.
.
progetto scenografico-visivo
di Fabio D’Ambrosio
I luoghi, ovvero le architetture del sapere.
Da “Giordano Bruno e la tradizione ermetica” a “L’arte della memoria” (F. Yates). Da l’ars combinatoria di Ramon Lullo (monaco erudito del XII secolo) ai teatri di memori di Giulio Camillo Delminio (progettò e realizzò i primi due teatri di memoria nella prima metà del XVI sec.).
Partendo dai labirinti verbali del manierismo e del barocco e attingendo materiali e idee dalla inesauribile follia gotica, ho elaborato analizzando il testo di delli Santi:
ruote combinatorie
calligrammi
cosmopsicogrammi
città ideali (la città degli artisti)
la cattedrale gotica intesa come libro/pietra ossia compendio di saperi enciclopedici di arti e mestieri.
La piazza universale diventa pertanto scena su cui prenderanno movimento e immagine:
– l’osservatorio astronomico
– ruota combinatoria
– testo che descrive l’azione scenica.
L’incontro con la scrittura di delli Santi mi ha portato alla comprensione e alla scoperta delle infinite possibilità della ricchezza espressiva delle lingue.
Il mio lavoro attinge così materiale visivo dalla totalità degli anacromismi linguistici dallo sterminato laboratoro delle germinazioni espressive non ortodosse oltreché da tutte le discipline della comunicazione visiva.
Noi moderni non abbiamo sistemi di memoria e per ricordare talvolta usiamo tecniche di memoria personali. Per gli antichi una memoria educata era di vitale importanza. L’arte della memoria rifletteva l’arte e l’architettura del mondo antico e si basava su facoltà di intensa memorizzazione visiva.
Ecco che il sapere si struttura in una dimensione di pura immaginazione, diventa cattedrale, castello, teatro della memoria.
Lo scenario virtuale è un enorme macchinario arcaico/moderno, schema mnemonico; l’eterno anello è allegoria del sapere, è il viaggio condotto nella memoria e nel sapere.
Il tutto – scena, pubblico, attori – è contenuto in ciò che potrebbe definirsi un grande strumento scientifico, un colossale computer, una cattedrale sintesi di moderno ed arcaico, dove allegoria, arte della memoria e scienza si fondono. E’ una macchina esponenziale in continua evoluzione ed elaborazione dove l’uomo (Giordano Bruno) diventa operatore ed egli stesso strumento di elaborazione e sintesi.
Bruno è un neurone che fa parte di un cervello ancora più vasto in un gioco di strutture e macrostrutture e quindi di linguaggi e metalinguaggi.
Il personaggio Bruno è scienziato/alchimista/regista dell’informazione che gli viene fornita dai suoi strumenti scientifici e che controlla attraverso telecomandi, ordini vocali o semplici fili.
L’informazione è virtuale:
è proiezione di immagini riprese da una sonda all’interno del corpo;
è flusso di dati numerici, forme geometriche e frattali;
è navigazione internet;
è visualizzazione del testo stesso che in quel momento viene recitato;
è consultazione di banche dati universali e consultazione di cd-rom.
Delle telecamere riprendono dalle più diverse angolazioni ed in tempo reale particolari dell’interazione tra attori e macchine virtuali; le immagini vengono quindi proiettate su schermi o trasmesse da monitor.
Sopra, la volta che sovrasta pubblico, attori e macchine scenografiche.
La volta è il virtuale assoluto, è un planetario su cui vengono anche proiettati, invece che costellazioni, circuiti elettronici, parole e partiture musicali, il tutto in impercettibile movimento, come la volta celeste.
Al centro di tutto è l’uomo ed il rapporto che ha con il sapere.
La macchina è arcaica e moderna allo stesso tempo, perché è manufatto e strumento scientifico.
Non c’è quindi nessuna differenza tra il computer ed il carillon perché, come dice Larry Tesler, “l’intelligenza artificiale è tutto ciò che ancora non è stato fatto”.