Battiato e Baudelaire, un invito al viaggio
Come scriviamo nel commento a La cura, un tema fondamentale in Battiato (e Sgalambro) è quello del viaggio a salvezza che troviamo anche in Baudelaire e di cui il modello fondamentale è Dante.
Cominciamo col riportare il testo di Invitation au voyage di Baudelaire con la traduzione di Raboni a fronte. Per un approfondimento rimandiamo al bell’articolo di Laura Ingallinella su criticaletteraria.org.
LIII. – L’Invitation au voyage
Mon enfant, ma soeur,
Songe à la douceur
D’aller là-bas
vivre ensemble!
Aimer à loisir,
Aimer et mourir
Au pays qui te ressemble!
Les soleils mouillés
De ces ciels brouillés
Pour mon esprit ont les charmes
Si mystérieux
De tes traîtres yeux,
Brillant à travers leurs larmes.
Là, tout n’est qu’ordre et beauté,
Luxe, calme et volupté.
Des meubles luisants,
Polis par les ans,
Décoreraient notre chambre;
Les plus rares fleurs
Mêlant leurs odeurs
Aux vagues senteurs de l’ambre,
Les riches plafonds,
Les miroirs profonds,
La splendeur orientale,
Tout y parlerait
A l’ame en secret
Sa douce langue natale.
Là, tout n’est qu’ordre et beauté,
Luxe, calme et volupté.
Vois sur ces canaux
Dormir ces vaisseaux
Dont l’humeur est vagabonde;
C’est pour assouvir
Ton moindre désir
Qu’ils viennent du bout du monde.
Les soleils couchants
Revêtent les champs,
Les canaux, la ville entière,
D’hyacinthe et d’or;
Le monde s’endort
Dans une chaude lumière.
Là, tout n’est qu’ordre et beauté,
Luxe, calme et volupté.
Traduzione di Giovanni Raboni, 1987
Sorella mia, mio bene,
che dolce noi due insieme,
pensa, vivere là!
Amare a sazietà,
amare e morire
nel paese che tanto ti somiglia!
I soli infradiciati
di quei cieli imbronciati
hanno per il mio cuore
il misterioso incanto
dei tuoi occhi insidiosi
che brillano nel pianto.Là non c’è nulla che non sia beltà,
ordine e lusso, calma e voluttà.
Mobili luccicanti
che gli anni han levigato
orneranno la stanza;
i più rari tra i fiori
che ai sentori dell’ambra
mischiano i loro odori,
i soffitti sontuosi,
le profonde specchiere, l’orientale
splendore, tutto là
con segreta dolcezza
al cuore parlerà
la sua lingua natale.
Là non c’è nulla che non sia beltà,
ordine e lusso, calma e voluttà.
Vedi su quei canali
dormire bastimenti
d’animo vagabondo,
qui a soddisfare i minimi
tuoi desideri accorsi
dai confini del mondo.
– Nel giacinto e nell’oro
avvolgono i calanti
soli canali e campi
e l’intera città
il mondo trova pace
in una calda luce.
Là non c’è nulla che non sia beltà
ordine e lusso, calma e voluttà.
Il tema del viaggio rappresenta per Baudelaire una delle tappe fondamentali che l’uomo (il poeta) deve attraversare per tentare di soddisfare almeno un poco la sua tensione irrefrenabile e insaziabile verso l’assoluto.
Il percorso verso l’infinito e l’idéal (Spleen et idéal è il titolo della prima sezione de Les Fleurs du Mal) non tiene conto della problematica etica: non importa che l’uomo segua la retta via o la via del peccato, ciò che conta è unicamente giungere a momenti di contatto con l’Assoluto, che si può soltanto intuire, e non conoscere a fondo. Nel seguente passaggio, tratto dall’Hymne au Beauté (poesia da Les Fleurs du Mal significativamente intitolata Inno alla Bellezza) troviamo precisamente espresso questo fondamentale concetto:
Que tu viennes du ciel ou de l’enfer, qu’importe,
O Beauté! monstre énorme, effrayant, ingénu!
Si ton oeil, ton souris, ton pied, m’ouvrent la porte
D’un Infini que j’aime et n’ai jamais connu?
De Satan ou de Dieu, qu’importe? Ange ou Sirène,
Qu’importe, si tu rends, – fée aux yeux de velours,
Rythme, parfum, lueur, o mon unique reine! –
L’univers moins hideux et les instants moins lourds?Che tu venga dal cielo o dall’inferno, che importa,
O Bellezza! Mostro enorme, spaventoso, ingenuo!
Se il tuo occhio, il tuo sorriso, il tuo piede, mi aprono la porta
Di un Infinito che amo e che non ho mai conosciuto?
Se da Satana o da Dio, che importa, Sirena o Angelo,
Che importa, se tu rendi – fata occhi-di-velluto,
Ritmo, profumo, luce, o mia sola regina! –
L’universo meno orrendo e gli istanti meno gravosi?
L’idea (o l’idéal) del viaggio porta necessariamente con sé il gusto e il piacere dell’esotico, di un certo sapore romantico ma rivestito tutto della profonda utopia baudelairiana dell’Inconnu.
Basti la lettura del sonetto intitolato Profumo esotico per comprendere il carattere sinestetico analogico del paesaggio che è l’odorato, è l’umano, è lo Sconosciuto, l’isola felice, il calore, i bagliori di un «monotono sole», un luogo con «alberi strani», uomini vigorosi e donne sensuali, profumo di tamerici (donde un’evidente ripresa ne La pioggia nel pineto di D’Annunzio).
Ogni elemento sensoriale si intreccia con l’animo del poeta, che del «profumo delle verdi tamerici» è colmato, e che viene inoltre connesso al «canto degli equipaggi», e quindi al mare, altro grande nemico-compagno dell’uomo-marinaio nel viaggio esotico. Nemico-compagno, perché il viaggio è sì una grande possibilità, ma può essere irto di pericoli (la «tirannica Circe dai rischiosi profumi»), e a volte insoddisfacente per i viaggiatori che, delusi nel loro desiderio perpetuo e perpetuamente rinnovantesi, poiché sognavano «vaste, ignote, cangianti voluttà» e «paradisi di luce», tornano a raccontare l’esperienza, l’illusione, l’amara conoscenza, ai sedentari, «cervelli infantili» (Le voyage).
In connessione con la Bellezza, troviamo quindi, l’altra faccia del viaggio, che alla fine dell’epopea de Le voyage, si rivela la Morte, chiamata con l’epiteto di «vecchio capitano», che è personificata come interlocutore principale, nell’apostrofe finale, che accenna un barlume, seppur effimero, di speranza:
Ô Mort, vieux capitaine, il est temps! Levons l’ancre!
Ce pays nous ennuie, ô Mort! Appareillons!
Si le ciel et la mer sont noirs comme de l’encre,
Nos coeurs que tu connais sont remplis de rayons!Verse-nous ton poison pour qu’il nous réconforte!
Nous voulons, tant ce feu nous brûle le cerveau,
Plonger au fond du gouffre, Enfer ou Ciel, qu’importe?
Au fond de l’Inconnu pour trouver du nouveau!O Morte, vecchio capitano, è tempo! Leviamo l’ancora!
Questo paese ci annoia, o Morte! Salpiamo!
Se cielo e mare sono neri come inchiostro,
I nostri cuori che tu conosci sono colmi di luce!Versaci il tuo veleno affinché ci riconforti!
Noi vogliamo, tanto questo fuoco ci brucia il cervello,
Tuffarci giù nel gorgo profondo, sia l’Inferno o il Cielo, che importa?
Giù nell’Ignoto per trovare del nuovo!
In questo capitale passaggio, risiede tutta l’antropologia e l’estetica baudelairiana: l’uomo in continuo disequilibrio tra spleen (l’inquietudine esistenziale, mai repressa) e idéal (l’assoluto, l’infinito, perpetuamente da ricercare), che, non importa come, bisogna raggiungere. Bisogna affogare nel gorgo profondo dell’Ignoto (l’Inconnu), per trovare il nuovo. E direi per ri-trovare il nuovo, ovvero per ritornare all’unità originaria cui l’uomo costantemente agogna, nella ricerca delle analogie (dell’Analogia) che lega ancestralmente le cose.
Ed è per questo che il poeta offre l’Invitation au voyage, l’invito al viaggio.
L’invito è rivolto alla donna amata, chiamata «ma soeur» («mia sorella») e «mon enfant» (nella traduzione di Raboni «mio bene»; ma ritengo più consona la traduzione di Bufalino, «bimba»).
Il paesaggio è un paesaggio nordico, luminoso ed umido, molto probabilmente olandese seppure non sia mai nominata l’Olanda esplicitamente, ma attraverso una rete di allusioni, la sontuosità delle stanze, di mobili e soffitti, i fiori, lo splendore dell’Oriente, i canali, i vascelli. Il poeta immagina la luce di un Paese mai visitato grazie alla rappresentazione pittorica.
Nell’armonia, sognata attraverso gli occhi della donna, si evoca un paesaggio che diviene stato d’animo.
Nella descrizione del paese agognato, troviamo varie tracce dello sfarzo esotico: i lucenti mobili, i rari fiori che adornano la camera, le profonde specchiere, i soffitti affrescati.
La visualizzazione prosegue con il sole che tramonta e le navi mercantili, e una pace e una luce universali.
Nel refrain, il luogo ideale viene analizzato e ritratto dai seguenti elementi: ordine (ordre), bellezza (beauté), lusso (luxe), calma (calme) e voluttà (volupté).
L’Invito al viaggio è un invito al viaggio interiore, viaggio verso l’infinito e ritorno, luogo specchio della donna amata.
Nell’omonimo passo in prosa tratto da Le Spleen de Paris, Baudelaire ricrea l’atmosfera semantica, dell’affascinante, dell’esotico, del meraviglioso, Paese di Cuccagna, l’Oriente dell’Occidente, la Cina dell’Europa.
Opportuno riportare i passaggi principali della prosasuddetta che si ritrovano nella poesia di Invito al viaggio:
Il est un pays superbe, un pays de Cocagne, dit-on, que je rêve de visiter avec une vieille amie. […] illustré de ses savantes et délicates végétations. Un vrai pays de Cocagne, où tout est beau, riche, tranquille, honnête; où le luxe a plaisir à se mirer dans l’ordre; où la vie est grasse et douce à respirer; […] où tout vous ressemble, mon cher ange. […] Il est une contrée qui te ressemble, où tout est beau, riche, tranquille et honnête, où la fantaisie a bâti et décoré une Chine occidentale, où la vie est douce à respirer, où le bonheur est marié au silence. C’est là qu’il faut aller vivre, c’est là qu’il faut aller mourir! Oui, c’est là qu’il faut aller respirer, rêver et allonger les heures par l’infini des sensations. Un musicien a écrit l’Invitation à la valse; quel est celui qui composera l’Invitation au voyage, qu’on puisse offrir à la femme aimée, à la sœur d’élection? Oui, c’est dans cette atmosphère qu’il ferait bon vivre, là bas, où les heures plus lentes contiennent plus de pensées, où les horloges sonnent le bonheur avec une plus profonde et plus significative solennité. Sur des panneaux luisants, ou sur des cuirs dorés et d’une richesse sombre, vivent discrètement des peintures béates, calmes et profondes, comme les âmes des artistes qui les créèrent. Les soleils couchants, qui colorent si richement la salle à manger ou le salon, sont tamisés par de belles étoffes ou par ces hautes fenêtres ouvragées que le plomb divise en nombreux compartiments. Les meubles sont vastes, curieux, bizarres, armés de serrures et de secrets comme des âmes raffinées. Les miroirs, les métaux, les étoffes, l’orfèvrerie et la faïence y jouent pour les yeux une symphonie muette et mystérieuse; et de toutes choses, de tous les coins, des fissures des tiroirs et des plis des étoffes s’échappe un parfum singulier, un revenez-y de Sumatra, qui est comme l’âme de l’appartement. Un vrai pays de Cocagne, te dis-je, où tout est riche, propre et luisant, comme une belle conscience, comme une magnifique batterie de cuisine, comme une splendide orfèvrerie, comme une bijouterie bariolée! Les trésors du monde y affluent, comme dans la maison d’un homme laborieux et qui a bien mérité du monde entier. Pays singulier, supérieur aux autres, comme l’Art l’est à la Nature, où celle-ci est réformée par le rêve, où elle est corrigée, embellie, refondue.
Moi, j’ai trouvé ma tulipe noire et mon dahlia bleu! Fleur incomparable, tulipe retrouvée, allégorique dahlia, c’est là, n’est-ce pas, dans ce beau pays si calme et si rêveur, qu’il faudrait aller vivre et fleurir? Ne serais-tu pas encadrée dans ton analogie, et ne pourrais-tu pas te mirer, pour parler comme les mystiques, dans ta propre correspondance? Des rêves! toujours des rêves! et plus l’âme est ambitieuse et délicate, plus les rêves l’éloignent du possible. Chaque homme porte en lui sa dose d’opium naturel, incessamment sécrétée et renouvelée, et, de la naissance à la mort, combien comptons-nous d’heures remplies par la jouissance positive, par l’action réussie et décidée? Vivrons-nous jamais, passerons nous jamais dans ce tableau qu’a peint mon esprit, ce tableau qui te ressemble?Ces trésors, ces meubles, ce luxe, cet ordre, ces parfums, ces fleurs miraculeuses, c’est toi. C’est encore toi, ces grands fleuves et ces canaux tranquilles. Ces énormes navires qu’ils charrient, tout chargés de richesses, et d’où montent les chants monotones de la manœuvre, ce sont mes pensées qui dorment ou qui roulent sur ton sein. Tu les conduis doucement vers la mer qui est l’infini, tout en réfléchissant les profondeurs du ciel dans la limpidité de ta belle âme; – et quand, fatigués par la houle et gorgés des produits de l’Orient, ils rentrent au port natal, ce sont encore mes pensées enrichies qui reviennent de l’Infini vers toi.
Un paese superbo, un paese di Cuccagna, dicono, quello che io sogno di visitare con una vecchia amica.
[…] istoriato di sapienti e delicate flore. Un vero paese di Cuccagna, dove tutto è ricco, bello, tranquillo, retto; dove il lusso gode a specchiarsi senza fine nell’ordine; dove la vita à grassa e dolce da respirare; […] dove tutto ti rassomiglia, angelo caro. […] C’è una contrada fatta a tua somiglianza, dove tutto è splendido, ricco, tranquillo e retto, […] dove il silenzio è sposato alla gioia. È là che bisogna andare a vivere, è là che bisogna andare a morire! Sì, è là che bisogna andare a respirare e a sognare, a fare lente le ore, con l’infinito dei sensi. Un musicista ha scritto L’invito al valzer: chi comporrà L’invito al viaggio perché si possa offrirlo alla donna amata, alla sorella d’elezione?
Sì, è in quella luce che la vita sarebbe splendida, laggiù, dove più lente le ore, più traboccanti i pensieri, là dove gli orologi rintoccano la felicità con una più profonda, più significativa solennità.
Su pannelli luminosi, su cuoi dorati, – assopita ricchezza -, vivono sommesse beate figure, calme e profonde, come le anime degli artisti che le crearono. I soli tramontanti, che a profusione colorano la sala da pranzo o il salone, sono attenuati filtrando da splendide stoffe, o da quelle alte finestre elaborate che il piombo separa in molte specule. I mobili sono profondi, deliranti, bizzarri, protetti da serrature e doppi fondi come gli animi raffinati. Le specchiere, i metalli, i tessuti, l’oreficeria e le ceramiche suonano per gli occhi una sinfonia muta, misteriosa: e dagli angoli delle cose, dalle fessure dei cassetti, dalle pieghe delle stoffe si leva un aroma singolare, un fantasma di Sumatra, che è come l’anima delle stanze.
Un vero paese di Cuccagna, ti dico, dove tutto è ricco, pulito e lucente: come una coscienza bella, come una magnifica batteria di pentole, come una splendida oreficeria, come una gioielleria accesa di colori. I tesori del mondo vi affluiscono come alla casa di un uomo laborioso che tanto ha meritato dal mondo intero. Singolare paese, superiore a ogni altro come l’Arte lo è alla Natura: dove la natura è rifatta attraverso il sogno, è corretta, imbellita, ricreata.
[…] Io, io ho trovato il mio tulipano nero e la mia dalia blu! Incomparabile fiore, ritrovato tulipano allegorica dalia! Non è là, in quella terra bella, così calma e immersa nel sogno che si dovrà andare a vivere e a fiorire? Allora non sarai forse incorniciata nella tua analogia? E non potrai rispecchiarti, per parlare come i mistici, nella tua corrispondenza?
I sogni! Per sempre i sogni! E più un’anima è ambiziosa e raffinata, più i sogni la sospingono via dal possibile. Ogni uomo ha dentro di sé il suo oppio naturale, senza posa secreto e rinnovato: e dalla nascita fino alla morte, quante ore conteremo della gioia che dice sì, dell’azione compiuta e risoluta? Vivremo mai in quel quadro dipinto dal mio spirito? Riusciremo a migrare in quel quadro che è il tuo specchio?
I tesori, i mobili, l’abbondanza, l’ordine, i profumi, i fiori miracolosi, – sei tu. Sei tu, ancora, quei grandi fiumi, quei canali tranquilli. Quegli immensi vascelli che essi trasportano, sovraccarichi di ricchezze, da cui si levano monotoni i canti di manovra, sono i miei pensieri che dormono o rollano sul tuo seno. Tu li trasporti dolcemente al mare che è l’Infinito, specchiando le profondità del cielo nella trasparenza della tua splendida anima; – e quando, stancati dall’onda e traboccanti di spezie d’Oriente rientrano al porto natale, sono ancora i miei pensieri arricchiti che ritornano dall’Infinito a te.
Ecco un confronto puntuale tra il testo di Battiato e Sgalambro e quello di Baudelaire:
Ti invito al viaggio
in quel paese che ti somiglia tanto.
I soli languidi dei suoi cieli annebbiati
hanno per il mio spirito l’incanto
dei tuoi occhi quando brillano offuscati.Laggiù tutto è ordine e bellezza,
calma e voluttà.
Il mondo s’addormenta in una calda luce
di giacinto e d’oro.Dormono pigramente i vascelli vagabondi
arrivati da ogni confine
per soddisfare i tuoi desideri.Le matin j’écoutais (il mattino ascoltavo)
les sons du jardin (i suoni del giardino)
la langage des parfums (il linguaggio dei profumi)
des fleurs. (dei fiori)Amare e morire
nel paese che tanto ti somiglia!
I soli infradiciati
di quei cieli imbronciati
hanno per il mio cuore
il misterioso incanto
dei tuoi occhi insidiosi
che brillano nel pianto.
Là non c’è nulla che non sia beltà
ordine e lusso, calma e voluttà.
Nel giacinto e nell’oro
avvolgono i calanti
soli canali e campi
e l’intera città
il mondo trova pace
in una calda luce.
Vedi su quei canali
dormire bastimenti
d’animo vagabondo,
qui a soddisfare i minimi
tuoi desideri accorsi
dai confini del mondo.
Mobili luccicanti
che gli anni han levigato
orneranno la stanza;
i più rari tra i fiori
che ai sentori dell’ambra
mischiano i loro odori,
i soffitti sontuosi,
le profonde specchiere, l’orientale
splendore, tutto là
con segreta dolcezza
al cuore parlerà
la sua lingua natale.