introduzione
Franco Battiato La cura 27 canzoni commentate 1971-2015
Questo lavoro nasce dal tentativo di portare uno strumento di tecnica letteraria, il commento e la parafrasi, alla canzone.
Questa tecnica, come ci è stata codificata nella tradizione della critica letteraria italiana da grandi e giovani maestri quali Gian Franco Contini, Galvano Della Volpe, Cesare Segre, Romano Luperini e Pietro Cataldi, ci ha permesso di sottolineare alcune caratteristiche rilevanti dell’arte di canzone di Franco Battiato già in precedenza segnalate dalla critica più attenta ma ora, ci pare, maggiormente approfondite.
Alla luce di questa indagine e di questa tecnica d’analisi in primo luogo va affermato che in tutta la sua carriera artistica l’opera di Franco Battiato è attraversata da una tensione mistica che è sempre presente anche se non sempre espressa con lo stesso grado di evidenza. E, in effetti, definire svolta pop un lavoro come L’era del cinghiale bianco, del 1979, dove sono evidentissime le presenze mistiche ed esoteriche di René Guénon e di Georges Gurdjieff, risulta un’affermazione non solo debole ma probabilmente depistante. Ed è depistante anche definire il cosiddetto secondo (o terzo) periodo di Battiato svolta mistica (tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta) perché la tensione al misticismo era già presente, e riconoscibile, in dischi come Sulle corde di Aries del 1973 o L’Egitto prima delle sabbie del 1978 (se «L’era del cinghiale bianco» sono parole di René Guénon, il titolo di L’Egitto prima delle sabbie rimanda invece più evidentemente a Gurdjieff: lo vedremo meglio nel corso del libro).
L’analisi testuale ci ha permesso dunque di inverare (portare a un grado di maggior certezza) l’affermazione che una tensione mistica è presente in tutto il lavoro artistico di Battiato e di mostrare poi come la sua enciclopedia culturale sia estremamente aperta e non dogmatica.
Nell’officina di Battiato le tensioni mistiche e teologiche e filosofiche si sommano e non si escludono. La comprensione di questa organizzazione della mente artistica e filosofica e mistica di Battiato ci ha consentito inoltre di comprendere come sia potuto avvenire l’incontro fra Battiato e Manlio Sgalambro, per sovrapposizione e non per identificazione. Battiato è rimasto Battiato e Sgalambro è rimasto Sgalambro ma il punto di unità è stato artistico e non un improbabile dogmatismo.
Dentro questa unità dinamica artistica di Battiato possiamo infine rilevare una terza o quarta o quinta curvatura (dopo quelle che potremmo identificare per semplificazioni come tensione mistica, Guénon e il sufismo, Gurdjieff, Sgalambro), ovvero quella buddhistica che pare essersi accentuata negli ultimi dieci anni e fermo naturalmente un forte retroterra biblico ed evangelico.
Una compiuta dimostrazione di quanto ora affermato chiedeva l’analisi di tutta l’opera artistica di Battiato. Un’operazione impossibile in un libro ma non in un più vasto progetto critico online. Questo libro vuole dunque essere pensato come il primo contributo a tale progetto, precisato più avanti.
E veniamo dunque ad alcune caratteristiche del volume che stiamo presentando. Perché 27 canzoni e perché queste 27. Come già accennato quello che si presenta è un frammento di un progetto più ambizioso, previsto ora online (in effetti eravamo partiti da un commento a 99 canzoni poi sceso, con il crescere delle pagine scritte, a 54 e poi a 45 e poi a… 27).
Ci è parso inoltre importante dare una duplice prospettiva critica evidenziata dal titolo (La cura) e dalla scansione cronologica: 1971-2015. Il titolo e la scansione cronologica vogliono cioè sinteticamente affermare che la tensione mistica (e curativa) è presente in tutta la carriera artistica di Battiato, prima e durante il fondamentale ventennio sgalambriano (la recentissima Le nostre anime, scritta dal solo Battiato e dedicata all’amico filosofo recentemente scomparso, ne è, a nostro avviso, un’ulteriore conferma). Ne è venuta anche la necessità di aprire il libro, per una volta non rispettando l’ordine cronologico, con il commento a
La cura scritta da Battiato e Sgalambro nel 1996, un testo dove precipita e si palesa l’intero iter artistico e spirituale di Battiato. Data questa prospettiva complessiva, sarà possibile completare il quadro e allargarlo ma era importante dare il senso di un’interpretazione, ed è quello che queste pagine propongono. Abbiamo dunque fatto delle scelte e ci è parso importante sottolineare il fondamentale contributo di Manlio Sgalambro ed evidenziare anche come concretamente tale contributo sia stato gestito da Battiato: sinteticamente possiamo dire che Sgalambro ha proposto o discusso o completato, dei testi o delle idee, e Battiato ne ha fatto delle canzoni. Da qui i 27 commenti (e i loro sbilanciamenti) che sono però stati almeno parzialmente corretti e integrati da due approfondimenti sintetici. Il primo è dedicato alla prospettiva mistica di Battiato ed è contenuto nel commento a Magic shop. Il secondo è dedicato a un ritratto d’insieme della figura di Manlio Sgalambro, artista, filosofo, teologo,
e si trova invece, con scelta non casuale, a chiudere il libro nel commento
a Le nostre anime.
Infine va precisato che il progetto complessivo è responsabilità di Paolo
Jachia, Fabio D’Ambrosio e Alice Pareyson.
Nello specifico, Pareyson ha scritto le analisi delle seguenti canzoni:
Breve invito a rinviare il suicidio, 1995
Memorie di Giulia, 1998
Medievale, 1999
Personalità empirica, 2001
Running against the grain, 2001
Fortezza Bastiani, 2004
Ermeneutica, 2004
mentre Jachia ha scritto le analisi delle canzoni rimanenti a dimostrare concretamente l’idea di un lavoro aperto e pensato come lavoro di équipe.
Questo volume rappresenta infatti una parte di un più vasto progetto critico che all’indirizzo web battiatolacura.it e con apposita app per mobile, presenta l’analisi di tutte (o quasi) le canzoni di Battiato.
La proposta che si fa dunque ai lettori è quella di contribuire a un progetto che anche con questa caratteristica di work in progress vuole sottolineare l’appartenenza di Franco Battiato a una concezione dell’arte che prosegue le tensioni più alte e più significative delle avanguardie artistiche novecentesche.