Saggio sopra l'espressionismo

11. il colore espressionista: uomo-natura

L’uomo è soggetto alla natura così come la natura è soggetta all’uomo.

Nessun limite universo-uomo e universo-natura

Con la totale cancellazione dei limiti fra universo-uomo e universo-natura si cerca in parte di mettere in evidenza la vicinanza con una visione spiritualistica, localizzabile in una introversione del pensiero che porta al rivolgimento nel di dentro, a un moto centripeto che potrebbe in una composizione esser rappresentato in forma di uno spazio cosmologico (Klee-Kandinskij) che riassorba in sé tutte le energie pulsionali derivanti da un’organizzazione geometrica (fra svariati elementi visivi) panteistica.
Si tratterebbe anche, secondo Franz Marc, di

Franz Marc, La seconda vista. SE, Milano 1999, p.13

avvertire il ritmo organico di tutte le cose, (una sintonia panteistica con) le vibrazioni e le stille di sangue della natura, gli alberi, gli animali, l’aria.

Il rischio della perdita di identità

Ciò vuol dire anche esporsi al rischio di una totale perdita di identità, di caratterizzazione.
Allora le forme e i colori (in Klee e Kandinskij) si schiodano da se stessi per allargarsi all’interiorità di una estensione di luogo e di tempo psichica, rappresentata da una pluridimensionalità che non caratterizza più nel dettaglio la convivenza tra i singoli elementi compositivi e lo spazio mantenuto attivo da essi; allora, persino la raffigurazione di due cavalli non si cimenterà (in Marc) a contraddistinguerli,

Franz Marc, La seconda vista… p.13

poiché la circolazione del sangue nei corpi dei cavalli è espressa dai molteplici parallelismi e dalle ondulazioni delle linee. L’osservatore non dovrebbe cercare “la tipologia del cavallo”, ma sentirne l’intima vita palpitante.

V’è in questa concezione panteistica della figurazione anche, indubbiamente, il desiderio di risolvere il narcisismo dell’arte, giacché -afferma Sigmund Freud in Psicologia delle masse e analisi dell’Io

Sigmund Freud, Psicologia delle masse e analisi dell’Io in Opere. L’io e l’es e altri scritti (vol. IX 1917-1923). Bollati Boringhieri, Torino 1980, p.291

l’amore di sé trova il suo limite solo nell’amore per l’estraneo, l’amore per l’oggetto.

fabio d'ambrosio editore
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