Saggio sopra l'espressionismo

3. Paul Scheerbart: luce e colore

Non vale più la luce per la luce

Con la Glasarchitektur crolla la validità di una luce per la luce:

Paul Scheerbart, Architettura di vetro… p.104

l’attuale tendenza non va nel senso di una maggiore intensità della luce. Di luce bianca e intensa ne abbiamo già abbastanza.

Lo spazio interno scherma l’esterno ma non lo esclude

Se è vero, a detta di Giuliano Kremmerz, che «i colori, a mezzo dell’apparato visivo, hanno azione diretta, sul cervello e sui nervi proiettori a mezzo dell’odorato e della traspirazione della pelle», a maggior ragione lo spazio architettonico, in cui siamo portati a interagire corporeamente, deve indurci alla concentrazione della mente e del corpo, per questo deve essere riparato dalla luce invasiva del sole e dalla vista rumorosa dell’esterno.

Giuliano Kremmerz, La scienza dei Magi
(vol IV). Edizioni Mediterranee, Roma 1976, p.95

Perché si possa godere intensamente codesta condizione sinestetica, occorre creare uno spazio interno che ci schermi da quello esterno, senza escluderlo dalle nostre esigenze psicorporee: «Quando mi trovo nella mia sala di vetro, non voglio sentire né vedere niente del mondo esterno». Ma

Paul Scheerbart, Architettura di vetro… p.104

se ho nostalgia del cielo, delle nuvole, del bosco e dei prati, posso benissimo uscire all’aperto, oppure recarmi in un’apposita veranda dotata di vetrate “trasparenti”.

Ciò che si chiede al vetro colorato è spingere l’abbagliante luce solare a conciliarsi pacificamente con l’ambiente interno, rendendolo confortevole con la tenue orditura di un tessuto cromatico, che alimenti la risonanza interiore dello spazio.

Attenuare la luce

La luce ha dunque da placarsi nella tenue luce dei colori, e, «nella scelta dei colori, bisogna sempre pensare a come “attenuare” la luce».
Questa affermazione ben si sposa con quanto André Derain afferma riguardo all’ombra contrapposta alla intensa luminosità del sole.
In una lettera a Vlaminck, datata 28 luglio 1905, Derain scrive da Collioure:

André Derain, Lettera a Vlaminck, 28 luglio 1905
La luce intensa e l’ombra chiara

Una nuova concezione della luce che si può definire così: la negazione dell’ombra. Qui – a Collioure- le luci sono molto intense, le ombre chiarissime. È, l’ombra, tutto un mondo fatto di trasparenze e luminosità che si contrappone alla luce del sole: un mondo di riflessi. Finora sia tu che io avevamo trascurato questo punto che significa, per l’avvenire, un bell’aumento di espressività nella composizione.

La luce del sole tesse libere geometrie

Sia l’ombra, su cui la luce si attenua, sia il vetro colorato -attraverso cui la luce smorza la sua intensità- si esprimono attraverso un ricamo di trasparenze e luminosità cromatiche, che tramutano la luce del sole in una entità cromatica che tesse qua e là geometrie libere, liquide, vitali all’affermazione di una più sensibile e sinestetica espressività.

fabio d'ambrosio editore
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