Saggio sopra l'espressionismo

2. architettura espressionista: Liberty

Sezessionstil, Liberty, Art Nouveau, Jugendstil, Modern Style, Modernismo: nomi diversi per una stessa tendenza

La rigidezza del muro a piombo e della facciata strenuamente tenuta fissa dall’iperbole monumentale, viene inconfondibilmente sottratta alla grammaticalità del suo equilibrio statico da quel tipo di architettura fluida e aeriforme che dal 1900 al 1920 va sotto la denominazione di Sezessionstil (Austria), Liberty (Italia), Art Nouveau (Francia), Modern Style (Inghilterra), Jugendstil (Germania), Modernismo (Spagna):

Il Liberty: la libertà e la vita

l’architettura subisce una strutturazione organica, da cui prende forma non una geometria ancorata al corpo solido della linea di terra, ma una vivace libertà lirica che si abbatte sulla razionalità contabile con elementi plastici originati da divagazioni floreali, da valori tattili e visivi, accentuati da effetti chiaroscurali liquidi.

Il disgelo della immobilità classica avviene nel Liberty non tramite la limitatezza di un’architettura dal corpo pietrificato, ma dall’esaltazione di una deviazione dal ristagno di quest’ultimo.

Hans Sedlmayr, Perdita del centro. Rusconi, Milano 1974, p.134
Eugène Vallin, Sala da pranzo per il signor Masson a Nancy, 1903-1905

Nell’architettura Liberty, infatti, «l’attacco contro l’elemento tettonico viene (…) non dalla geometria ma dalla vita; dalla vita concepita come un impulso libero e vitale, ossia come vitalismo».
Alla vita è intrinseca la metamorfosi, e le pulsioni costruttive e de-costruttive del multiforme, e il relativismo che s’accompagna alla forma in crescita e alla fecondazione del perenne fluire nascita-vita-morte;

all’uomo, invece, è intrinseca l’ossessiva e artificiosa ricerca del bello, come proiezione narcisistica del proprio Io, tradotta nell’elaborazione di una geometria atemporale e astorica, radicata nel concetto di eternità, sublimata in una piacevole armonia che non viva a contatto con l’opacità della propria esistenza.

Lo spirito vitale sempre attivo e in metamorfosi

È dunque a partire dallo spirito vitale che l’architettura Liberty si conduce nel ripercuotersi di Eros e Tanathos. Non vive nel fermo, né nella rinuncia alla variazione di forma e all’inatteso. Le è salutare un tuffo nell’andamento metamorfico della vita.

Le sue forze stilistiche si contrappongono a vicenda, si distrícano da soggetti stereotipati, si lasciano lambire dai capricci gestuali di una vitalità duttile a tal punto che

Hans Sedlmayr, Perdita del centro… p.134

la parete di una casa, le cornici delle porte e delle finestre, le ringhiere e i gradini si piegano come fossero di pasta, e non solo deviando dall’orizzontalità, come nel barocco, ma anche dalla verticalità.

La linea tra forma naturale e adattamento organico

La linea Liberty è gestuale, poliedrica nei movimenti; il suo moto non è concentrico, ma fluidamente decentrato: sottolinea curvature, flessuosità, torcimenti sinuosi, rettilineità eccentriche; cerca la corrispondenza fra forma naturale e adattamento organico.

Il Liberty prende forme dagli organismi naturali mossi da una forza trasgressiva

Il Liberty consentiva l’accesso a una architettura che prendesse le proprie forme dagli organismi avventurosi della natura. Dall’uso di linee, superfici e volumi mossi come attraversati da una forza trasgressiva e in potenza, forgiata dal desiderio di annullarsi in una creazione spontanea, estraeva la rivendicazione di una architettura libera di superare l’imponenza monumentale che sempre più s’incupiva in edifici tendenti a rinchiudersi in una immobilità pomposa che, con prepotenza, allontanava da sé il mondo esterno con muri che si contraevano ancora in spazi monastici, isolati dal fuori.

L’apertura al fuori: dialogo con l’Oriente

Il Liberty si apre al fuori a tal punto che dialoga con l’Oriente e con una sorta di ossianismo lirico, stando ai quali la linea si fa audace, spazia da una linearità geometrica libera a movimenti lineari che si riflettono negli organismi vivi del mondo naturale.

L’obiettivo è riuscire a ottenere una linea che coincida -in opposizione netta al Neoclassicismo rinascimentale- con un tratteggio anarchicheggiante, per restituire alla linea la freschezza di un’energia proveniente da movimenti in cui si cogliessero, addizionati ad essi, andamenti lineari eccentrici, professati da un’estetica indipendente dalla sintassi di un estetismo edonistico.

L’architettura espressionista e quella Liberty: debiti e differenze

Abbiamo così che l’architettura espressionista molto deve a quella Liberty, anche se fra l’una e l’altra esistono notevoli differenze.
Se l’architettura Liberty si muove con leggerezza, volubilità e sollecitudine, l’architettura espressionista non mira all’alleggerimento della forma né allo sgravio di peso, ma alla forma resa irregolare ed illogica da volumi e movimenti di massa e superfici sovraccaricati di proteismo.

Spazio giocoso del Liberty e spazio frantumato espressionista

Se nel Liberty la linea fiorisce e si metamorfizza, divenendo uno sfregio giocoso alla monumentalità (anche se il Liberty si avvale ancora in molti casi del gigantismo), nell’architettura espressionista tutto diviene spazio formato e forma spaziata, e spinta di una forza sia verso l’esterno sia verso l’interno: la monumentalità dunque è sfondata definitivamente.

Superfici destabilizzate senza simmetria

L’architettura è lambíta dall’effetto di gravità, ha decretato la fine della simmetria; le sue superfici, come fossero state modellate dall’effetto di gravità, si destabilizzano a vicenda con tensioni plastiche disattese.

Liberty: eccesso di decorazione

Ma l’architettura Liberty iniziò a non bastare più neppure a se stessa: il suo spazio lasciava monologare troppo l’oggettistica d’arredamento; l’oggettistica finì per gestirla a sua immagine e somiglianza; l’interno si ripiegava in una intensità spaziale che si rifaceva troppo alla decorazione stilizzata degli oggetti d’arredo.

Corrispondenza tra spazio interno e oggetti d’arredo
Architettura espressionista, rigore formale, disincanto e industrializzazione

E se fra la linearità spaziale dell’interno e quella stilistica dell’oggetto d’arredo non v’era straniamento -come accadeva negli interni ottocenteschi- ma un non anti-straniamento (spazio interno e oggetto d’arredo dialogavano secondo una linearità stilistica misurata e affermata da comuni intenti), occorreva comunque che prendesse cittadinanza una geometrizzazione spaziale che caratterizzasse una funzionalità derivata non solo dal cambiamento somatico dell’epoca ma anche da ciò che la grande industrializzazione andava proponendo nel coniugare l’esigenza di una collettività sociale, in repentine mutazioni, a un’architettura disincantata che aderisse a un rigore formale, al servizio di una concretezza spaziale funzionalizzata secondo l’opportunità di interagire -in condivisione- con esso.

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