Saggio sopra l'espressionismo

il Brutto vive nel vivo, il Bello nel morto

Il Brutto è dinamico, il Bello è statico

Il Brutto vive nel vivo, il Bello nel morto. Il Brutto si muove, corre, pensa per poter pensare, pulsa di ombre e di luci, accoglie in sé il mondo senza trasfigurarlo, è diveniente. Di contro, il Bello non si muove, è statico, sta fermo, non pensa perché ha già pensato, pulsa solo di luce, accoglie in sé solo un mondo trasfigurato, idealizzato, ed è divenuto. Il Brutto non si piace, il Bello si piace; il Brutto mira anche a divenire altro da sé, mentre il Bello vuole restare quello che è, perché si piace così com’è.

Il Brutto trascende la propria forma in un’altra forma poiché non si piace

Ma è poi davvero brutto ciò che riflette il desiderio di rifarsi esteticamente alla diversità della vita e dell’universo? è davvero brutta quella forma estetica che ci indica forme provenienti da altre forme? è davvero brutta quella forma che non si limita alla propria forma?

Il Brutto elabora sempre domande, il Bello ha già dato tutte le risposte

Il processo dell’indagare è tutto nel Brutto, poiché il Brutto non si basta mai. Se il Bello finisce laddove finisce la sua forma, il Brutto si mostra esser tale laddove iniziano le sue modificazioni. Se il Bello è designato da una risposta che ha già risposto a tutto, il Brutto è l’elaborazione continua di domande che formulano altre domande. Il Brutto è costituito da un processo dinamico, sottoposto a un continuo processo di spostamento e di movimento; il Bello è l’opposizione a ogni processo di movimento. Se il Brutto ci indirizza a forme indefinibili, che non abbiano ancora neanche raggiunto la forma della loro indefinibilità, il Bello invece ci indirizza a forme ben definite, definite per essere e restare quel che sono.

Sul Bello lo sguardo non si volge mai altrove, resta fermo su ciò che ha già visto, guarda solo di fronte a se stesso. Sul Brutto invece lo sguardo si volge sempre altrove, si dà a vedere tutto ciò che è possibile ancora vedere anche in ciò che si è già visto:
non è mai fermo e non è mai connesso a ciò che è pago di sé.

Dalla parte del Brutto: il basso corporeo che vive e muore, ride e piange

Perché dunque non essere dalla parte del Brutto? Il Brutto ci amplifica lo sguardo, ci rappresenta nell’agire, nel cercare e ricercare, non cerca punti fermi di cui avvalersi per formulare e motivare verità, ma punti mobili come sabbie mobili in cui sprofondare senza mai raggiungere il fondo, senza mai giungere a una verità. Il Brutto non cerca una forma per il soddisfacimento del proprio Ego, né mira a rassegnarsi alla propria forma, ma cerca la temibile forma del dolore capace di fargli sentire tutte le passioni che conducono al mondo. Il Brutto non si eleva al di sopra di sé, non trascende, non guarda verso la serena espressione dei sogni caduti dal cielo, no! il Brutto guarda sotto i propri piedi, getta a terra lo sguardo per calpestare la terra, si sporca, si corrompe, percorre la strada che conduce alla forma della propria esistenza, entra in tutti i vicoli che conducono non all’elevazione del sublime posticcio, ma al basso corporeo, determinato da una umanità in carne ed ossa che vive e muore, ride e piange.

Il Brutto permette all’arte di progredire perché coglie l’esistenza storica

Se si vuole in arte procedere oltre ogni aspettativa, se si vuole togliere qualsiasi tipo di carattere individuale alla configurazione estetica di una forma, se si vuole essere in conformità a ciò che è esprimibile dall’esistenza senza prescindere dalle sue costellazioni esistenziali, è indispensabile che la connessione con le caratteristiche eterogenee del reale avvenga con una forma che impieghi l’elemento concettuale del Brutto, perché il suo punto di vista si sposti sui molteplici aspetti che determinano il carattere storico esistenziale del reale.

Il Brutto è ciò che potremmo definire: osservazioni e considerazioni dei fenomeni esistenziali valutati dagli effetti che derivano dai suoi fenomeni storici contemporanei, non isolati dalle osservazioni calate significativamente nei valori storico-sociali del passato.

Il Brutto attinge la forma dal fondo della socialità storica

Al Brutto interessa non tanto l’individuo storico (anche se questi viene comunque ritenuto valutabile ai fini di desumere, dal suo terreno esistenziale, un’osservazione critica) quanto la socialità storica. È dal fondo della socialità storica che il Brutto attinge la sua forma; è all’azione sociale e alla sua analisi che tutti i suoi sforzi sono diretti; la sua contraddizione muove dall’osservazione diretta della contemporaneità storico-sociale.

Il Bello si discosta dall’esistenza, il Brutto è la vita stessa

Il Brutto non mira a ottenere una forma estetica di professione come il Bello (forma che si discosta dagli accadimenti esistenziali, distaccata dalla vita, sofistica ed edonistica, sicura di sé e del proprio ruolo), ma a muoversi faticosamente tra le proprie forme come chi deve, giorno dopo giorno, sbarcare il lunario in una condizione di precarietà.

Il Brutto è la tragedia dell’uomo e le sue contraddizioni
Francis Bacon, Crocifissione, 1981 (litografia)

Il Brutto non è una teoria della vita, ma è la vita stessa abitata da una temporalità sostanzialmente tragica, perché tragica è la natura dell’uomo con tutte le sue contraddizioni, e tragica la sua società perché contraddistinta da un’impostazione esistenziale proclive ad imbattersi continuamente nelle sue patologie.

fabio d'ambrosio editore
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