Saggio sopra l'espressionismo

il colore dell’impurità

Il colore espressionista impuro strapazza la forma, la forma brutalizza il colore

Il colore dell’Espressionismo è impuro. L’impurità cromatica si insinua nella forma a tal punto da strapazzarla, trasformandola in un pathos decantato da un grido di dolore. Il colore appare brutalizzato, ora da una tensione grottesca ora da una forma gettata ortodossamente nell’angustia di un’inquietudine ottenebrante.

Il lato oscuro dell’esistenza nel colore

In quel colore vi si cela il lato oscuro dell’esistenza: in esso l’esistenza è ritratta in tutta la sua impotenza a sopravvivere; lo sfondo, su cui le figure sono state drasticamente corrose dall’acidità dei colori, è reso solitario, come secolarizzato dall’atmosfericità della morte, o delle cose che tragicamente scompaiono nel lato tragico dell’accaduto.

Il colore senza vita quando impastato in corpi dall’esistenza insensata

Il colore espressionista spesso pare privo di vita, ma in verità vive come impastato nel corpo di un individuo martoriato, come condotto nelle azioni sconnesse di un’insperata speranza. In questo caso le figure fan quasi sempre da sfondo a un’esistenza insensata. Sono figure che si conducono alla materia fallimentare di un esistente prescritto nell’agonia della sua generalità quotidiana. Altre volte, invece, vive così tanto nel vivo che sembra dirci, dalla viva voce di Klingsor:

Hermann Hesse, L’ultima estate di Klingsor in Romanzi. Mondadori, Milano 1977, p. 632

Questi sono i nostri cannoni (…) con questi fracassiamo il tempo, la morte, la miseria. Anche coi colori ho sparato sulla morte. Col verde vivace, col cinabro scoppiettante, colla dolce lacca di geranio. Spesso l’ho colpita sul cranio, le ho cacciato del bianco e dell’azzurro negli occhi. Spesso l’ho cacciata in fuga. Molte volte ancora la colpirò, la vincerò, la metterò nel sacco.

Il colore espressionista troppo vivo aderisce all’esistenza grottesca

La materia cromatica diventa nell’Espressionismo sia l’assunzione di un’esistenza negata, sia la prosaicità di una quotidianità spogliata della sua articolazione vitale, sia una vegetazione di tocchi pieni di colori così vivi da aderire all’epopea dinamica di individui quotidianizzati dal Grottesco.

fabio d'ambrosio editore
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