Saggio sopra l'espressionismo

nel corpo espressionista non v’è asservimento all’anatomia

L’Espressionismo raccoglie il dramma dell’uomo

Che cos’è l’Espressionismo se non un’arte che ci evidenzia l’uomo in tutti i suoi aspetti (anche patologici), se non un’arte che ci ritrae un mondo in contraddizione con se stesso e coi fattori sociali che lo determinano? Tutto il materiale di scarto di una società borghese ci sembra ritrovarlo nelle sue anatomie mortificate. In ogni particolare di un corpo espressionista vi è stata situata la visione di un’inquadratura del mondo, ricomposto a mo’ di umanità drammatizzata.

Il corpo espressionista è una carne senza corpo, unica forma con cui ritrarre la guerra

Nel corpo espressionista non v’è asservimento all’anatomia, il corpo è piuttosto lo scenario di una carne senza corpo. Paesaggio devastato senza punti di orientamento, la carne è stata spogliata del corpo, la sua struttura ha ceduto il passo a un autolesionismo indomabile, su cui vi passa un’epoca con tutte le sue generazioni endemicamente insanabili.

Con che forme ritrarre l’infamia della guerra se non con forme di corpi disformati? Possiamo così dire che l’Espressionismo ritrae la realtà dell’individuo lacerato meglio di qualsiasi altra espressione d’arte. Un corpo lacerato, perché risulti realisticamente lacerato, deve mostrare su di sé (senza peli sulla lingua) gli effetti fisici prodotti dal passaggio della lacerazione, poiché

Alexander Lowen, La spiritualità del corpo. L’armonia del corpo e della mente con la biogenetica. Astrolabio, Roma 1991, p.20

la profondità e l’intensità dei sentimenti trovano spesso espressione in reazioni corporee. Ogni esperienza vissuta dall’individuo ne influenza il corpo e gli si fissa nella mente. Se è piacevole, promuove la salute, la vitalità e la grazia del corpo; accade invece il contrario nelle esperienze dolorose che sono negative. L’effetto è temporaneo se l’individuo riesce a reagire appropriatamente al trauma, perché il corpo può guarire, e guarisce, da solo. Se però la reazione viene bloccata, il trauma lascia un’impronta sul corpo sotto forma di tensione muscolare cronica.

Il corpo mostra il dolore e il dolore appartiene al Brutto

Il corpo espressionista è capace di portarsi addosso la fame dei corpi affamati, le ferite dei corpi feriti, la distruzione fisiologica del corpo come prototipo della distruzione fisiologica dell’umanità, l’agonia di un uomo in agonia, i traumi di un corpo traumatizzato. Tale realtà lacerata non viene filtrata dal Bello, ma mostrata in tutta la sua appartenenza al dolore: e il dolore appartiene al Brutto. Ed è così che nel corpo espressionista si insinua il Brutto con tutte le sue brutture, ovvero la disintegrazione fisica di un corpo prigioniero in quel modello di civiltà che lo ha lacerato. V’è tutto un mondo, in un corpo espressionista, che si deterióra, persino il colore è attrezzato allo scopo. Il colore appare carnaccia scarnificata; è sformato, rotto; scoppiato dall’interno appare in superficie come qualcosa che abbia cessato di essere, attraversato dallo scenario di una umanità derelitta. Che cosa si sarebbe infatti potuto rappresentare in un imminente dopoguerra?

I corpi martoriati di Grosz, Dix e Beckmann

Il corpo mutilato, gettato nella sua isolata solitudine, la mascherata di una società divenuta usuraia e quel che resta funzionalmente morto nell’ucciso vengono ritratti, in tutto il loro rivoltante aspetto, da pittori come Grosz, Dix e Beckmann, nella pittura dei quali il Grottesco è stato ispezionato in tutti i suoi più ínfimi atteggiamenti:

La fine dell’utopia di un mondo nuovo e di un uomo nuovo

l’irrefrenabile prostituzione di un mondo a mala pena distinguibile dal puzzore d’una carcassa putrefatta, corpi immobilizzati in corpi martoriati, per cui non vi sono sufficienti pròtesi per risanarli almeno in forma di fantocci; la consapevolezza che l’utopia di un mondo nuovo per un uomo nuovo (così tanto vagheggiata dagli espressionisti) sia andata definitivamente perduta.

fabio d'ambrosio editore
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