Saggio sopra l'espressionismo

due fari illuminanti per l’Espressionismo: Nietzsche e lo Sturm und Drang

Nietzsche e lo Sturm und Drang… due fari illuminanti per le Avanguardie, ma ancor di più per l’Espressionismo.

Da Nietzsche l’energia dionisiaca come fruire della vita in ogni suo aspetto contro il moralismo borghese

L’energia dionisiaca è stata assunta dall’Espressionismo in tutte le sue asserzioni: come forma di liberazione, necessaria a rompere l’immodificabile moralismo imposto da una direzione sociale borghese; come conoscenza di vita totale: fruire della vita in tutte le sue dimensioni espressive, comprendere e assumere ogni sua forma di linguaggio, lasciare che il proprio vissuto si
esprima in tutti i suoi aspetti (alti e bassi), contraddire ogni gerarchizzazione sociale imposta da una cultura che ha come obiettivo fondamentale reprimere la libertà di espressione, relegando la percezione cinestetica solo nell’abilità clorotica del pensiero logico.
L’Espressionismo è, con Nietzsche, quella

Friedrich Nietzsche, L’Anticristo. Newton Compton, Roma 1979, p.23

predilezione della forza per domande di cui nessuno oggi ha il coraggio; il coraggio del proibito; la predisposizione al labirinto. Una esperienza di sette solitudini. Nuove orecchie per nuova musica. Nuovi occhi per il lontanissimo. Una nuova coscienza per verità fin qui rimaste mute. E volontà per l’economia in grande stile: conservare intatti la propria energia,
il proprio entusiasmo… e rispetto di sé, l’amore di sé; l’incondizionata libertà verso se stessi…

L’energia dionisiaca e lo Sturm und Drang: la comprensione dell’incomprensibile

L’energia dionisiaca ben si associa allo Sturm und Drang: la contraddizione, l’insoddisfazione e la delusione (e nondimeno il disgusto) nei riguardi dei
comportamenti umani, osservati nella realtà quotidiana e storica, il desiderio di allargare l’esperienza anche alla comprensione di ciò che è incomprensibile: decodificare le immagini che provengono dall’ignoto, dal subconscio,
dalla profondità del proprio essere; e infine di contribuire a rinnovare il mondo, che avevano costituito quasi tutto il pensiero creativo della Germania del XVIII secolo, li ritroviamo (in relazione al desiderio di vivere e cogliere liberamente e selvaggiamente il flusso della vita) nello spirito espressionista.

Il pensiero creativo cerca la lotta spirituale per abbattere linguaggi massificati

È proprio dello spirito dello Sturm und Drang lottare per liberare la propria condizione di individuo dalla griglia linguistica e comportamentale che la società impone. Il pensiero creativo si pone, come scopo, una lotta spirituale, incentrata sul desiderio di abbattere segni e messaggi prodotti dalla coercizione dei linguaggi sociali massificati. Produrre pensieri e forme diversi da
quelli prodotti dall’interdipendenza tra la tradizione monopolistica del sapere culturale egemone, e il controllo della libertà di espressione messo in atto da un vertice sociale che vive nel circùito chiuso delle sue retrograde norme, ingiunzioni e intimazioni.

Lo Sturm und Drang è contro ogni ordinamento che miri a lèdere la libertà di espressione altra.

Nessuna gerarchia visiva: spazio senza confinamenti

L’Espressionismo, se si occupa del dettaglio, è per distruggerlo.

Scorci che rinunciano alla propria forma

Nel flusso continuo della vita la profondità non è rappresentata da una gerarchia visiva stabilita sui primi e i secondi piani, ma da uno spazio allentato, senza resistenza, spazio tramite cui si accede a uno spazio senza confinamento spaziale, senza un ordine codificabile, senza territorio, ampiamente svincolato dalla misura, mutevole, movimento autonomo, foriero di sovvertimenti e pericoloso, ma anche allettante, perché ricco di scorci plurimi che hanno definitivamente rinunciato all’integrità della propria forma.
Nell’Espressionismo si cancella un mondo per cominciare da capo, per cominciarne un altro. Nulla viene accettato del mondo a circùito chiuso, neanche Dio, non ci si sente costretti ad accettarlo. Qualsiasi immagine prodotta dalla razionalizzazione di un ordinatore che concepisce tutto secondo un “agire” programmato dalla sua sola logica, viene disposta ad essere smontata.

L’Espressionismo uccide l’Ordinatore di tutto

Si uccide l’Ordinatore di tutto: la prospettiva che imprigiona lo spazio in un luogo paralizzante, la norma, il linguaggio inculcato, il modello ragionevolmente costruito per imporre la sua imitazione, la conquista dell’autorità, l’istituzione, la routine, il puntello fisso. Si uccide l’Ordinatore, si uccide
l’Uomo ridondante di orizzonti esauriti.

L’audacia di chiedere un mondo rinnovato

Bisogna essere audaci nel reclamare un mondo rinnovato, nel lasciare l’irremovibile soddisfazione di essere quello che si è. L’emancipazione è in colui che si strappa di dosso il linguaggio consuetudinario, che si impegna di essere diverso anche nella diversità, che cambia anche in funzione di un cambiamento già avvenuto, che aborrisce
l’omogeneizzato, che proclama la morte di se stesso per mutare e divenire un Altro se stesso.

Il fluire del proteiforme, mutamento di forme lasciate al caos, forze impreviste rompono la forma

L’attrazione per il fluire del proteiforme, vissuta come profusione di un incessante mutamento in una forma di là da venire, come forza in cui convergono forme lasciate all’amministrazione del caos, come forme in cui convergono forze impreviste che rompono ogni sorveglianza formale e dànno allo spazio non la sua limitazione ma un’incalcolabile concentrazione di spazi, in cui tutto accade e si trasmuta secondo un’energia non preordinata, è quanto scaturisce sia da una visione creativa dionisiaca sia dal perseguimento di una risorsa riflessiva attinta dallo Sturm und Drang.

Io, intelletto e ragione sinonimi di impotenza

L’Io viene deprezzato alla stessa stregua dell’intelletto: la ragione (per la ragione) è il dissiparsi di ogni originaria forza creativa, è sinonimo di impotenza; è una struttura mentale autoritaria, guidata dall’adattamento del pensiero a cose già pensate; è uno sguardo sull’ambiente determinato da una visione affetta da automatismo, meccanismo raziocinante coercitivo, privo di flessibilità;

Io = autocompiacimento

l’Io è fondamentalmente autocompiacimento, luogo tutto interno a sé da cui si espelle ogni forma di liberazione della forma proveniente da altri luoghi, luogo vincolato soltanto a sé, isolato in una individualità senza dubbi, luogo sterilizzato in cui nulla confluisce, innamorato di se stesso.

La forza vitale dell’Espressionismo: istintiva e inattesa.
Immagini di calcolata
improvvisazione

La forza vitale dell’Espressionismo è, dunque, riposta nell’ardore dell’istintività, incapricciata, dell’inatteso, in cui nulla vi è di assolutamente previsto e calcolato, se non l’effetto di una forma d’arte che miri a eccitare
l’emotività del fruitore con immagini straordinariamente pregne di calcolata improvvisazione e di impulso spontaneo capaci di restituirci esteticamente «le impressioni “primitive” dei cosiddetti popoli di natura». (E. Nolde)
L’arte, con l’Espressionismo, abbatte il simbolico, in essa non può più esser individuato un significato che rimandi solo a se stesso, in cui si rifugi un senso pari alla subordinazione del linguaggio creativo e all’impotenza di un linguaggio angustiato da elementi estetici che non mutano nel tempo: il simbolico è immutabile, e resta incatenato al dispotismo di un senso che rimanda solo a quel primo significato di se stesso.

L’arte espressionista si strappa di dosso il simbolico, immutabile, borghese

L’Espressionismo è un’arte che si strappa di dosso il simbolico, ambisce alla distruzione di quell’arte benestante, borghese, che resta saldamente ancorata al suo simbolismo di casta.
All’Espressionismo non interessa l’autoaffermazione (se così fosse non realizzerebbe un’arte che tiene in scarsissima stima l’arte addomesticata dalla tradizione, sovraneggiata da un estetismo che mira a far colpo, condensata di luoghi comuni che rassicurano e compiacciono l’Io del fruitore). È proprio dell’Espressionismo il vivo desiderio di disincagliarsi dall’assuefazione a una forma d’arte appropriata all’intimità dell’Io, di disincagliarsi  dall’imperturbabilità, o dall’esser lungi da ogni preoccupazione stilistica che derivi dalla disperazione causata da orrori sociali e dall’erranza di un linguaggio espressivo, ottenuto dai lacerti di un mondo che vive di già nella sua metodica frammentarietà.

Entusiasmo per incompletezza e contraddizione

V’è nell’Espressionismo, come già nello Sturm und Drang, l’entusiasmo per l’infinitudine, per l’incircoscritto, da cui ne consegue l’attenzione verso
l’incompletezza e la contraddizione, la propensione a indeterminare il determinato, poiché tutto va a sommarsi nel fluire della mutazione. Se l’Espressionista infatti ritrae la natura, lo fa spogliandola della superficie. Cosa c’è al di là del visibile? La visione dell’interno, dello sconosciuto, dell’invisibile.

L’incessante fluire della natura non può essere controllato da un occhio razionale

Siamo all’assoluta libertà dell’occhio di spingersi sensisticamente anche nel cosmico, cosicché l’Espressionismo preferisce, nel giungere a una meta, percorrere una visione universale piuttosto che individuale, assolutamente incircoscritta, che non appartiene all’occhio conoscitivo dell’uomo ma ai suoi sensi spiritualizzati, che si muovono nell’incontrollabile fluire dell’impercettibile.

Entrare nell’impenetrabile fluire della natura

Per l’Espressionismo si tratta di visualizzare non con l’occhio confinato ma sconfinato; si entra nell’impenetrabilità dell’interno; l’incessante fluire
della natura non può essere controllato da un occhio che amministri il visibile con la logica e la pianificazione razionale della prevedibilità, e la totalità dell’esperienza va vissuta lasciandosi cadere ora nell’occhio penetrale dei sensi ora nell’occhio preternaturale della psiche.

Visione insolita come provocata dalla mescalina

La visione espressionista è così tanto insolita che potrebbe essere paragonata alla dilatazione del visibile che avviene tramite l’ingestione della mescalina.

William Burroughs, Il pasto nudo. Sugarco Edizioni, Gallarate 1994, p.257

L’assunzione di peyotl e mescalina provoca «un aumento della sensibilità alle impressioni, specialmente ai colori».
Ed è facile intravedere nella visione espressionista un mondo vissuto da un sentimento espiante, tormentato e dannato.

La visione cosmica e la dannazione dell’estasi

È la visione cosmica che mette nei sensi la dannazione dell’estasi per aver sentito l’anima del mondo, e per aver individuato, nella meccanizzazione di una realtà dall’uomo visualizzata razionalmente, il suo vuoto, un vuoto inchiodato al vuoto ridicolo del suo spazio capitalizzato, destinato a durare nella nevrastenia di un ordine razionale, ossessionato dall’applicazione pratica del suo ordine e del suo profitto.

Vedere oltre il sensibile

L’Espressionismo ha speranza di vedere oltre il trionfo del sensibile e del conoscibile. Il visibile non lo preoccupa poiché è ingannevole, e l’inganno del visibile infiacchisce l’istintività dei sensi, condizionandoli a una
visibilità attentamente ricercata entro i confini della propria superficie e delle proprie convenzionalità.

Romanticismo e Decadentismo come due aspetti dell’Espressionismo

Andare oltre il sensibile, oltre il visibile, non costituiva già lo scopo che si prefiggeva il Decadentismo? Romanticismo e Decadentismo, due aspetti che convivono all’interno dell’Espressionismo.

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