Con Schönberg, in musica si rinuncia totalmente alla melodia. La composizione dodecafonica mira sistematicamente all’abolizione della tonalità.
Con la messa a punto della dissonanza, non si mira alla globalizzazione delle tonalità.
Una singola tonalità, anche se dovesse essere maschilizzata, deve
mantenere in sé quest’ultima caratterizzazione, e un singolo timbro, anche se dovesse essere femminilizzato, deve mantenere in conseguenza a ciò tale qualità.
Non si vuole più ottenere una consonanza tra tonalità attraverso la limitazione a molte ripetizioni tematiche estese in un lento sviluppo di variazioni.
Le tonalità non sono più composte secondo un accomodamento
tra di loro di tipo complementare, ma rispondono all’esigenza di agire tra di loro come frammenti, sì in interazione, ma ognuno conservando in sé la propria specifica tonalità. Così facendo, si ottengono tonalità dall’effetto cromatico contrastante.
Ovvero un effetto timbrico con incisi cromatici conseguenti a un movimento sonoro dialogico, solidamente costruito con singole entità giunte a dialogare, musicalmente, pur mantenendo intatte le loro specifiche caratterizzazioni cromatiche.
Insomma, «ogni singolo suono ha una sua autonomia». Elaborata su insediamenti di suoni frammentati, la musica dodecafonica si costruisce una propria tavolozza di singoli suoni, evidenziati attraverso sonorità cromatiche contrastanti.
Anche la pittura, con Marc e Kandinskij si ispirerà a codesto processo dodecafonico, portandosi a un radicale mutamento di tutti i suoi vecchi principi compositivi.