Intendo per Espressionismo letterario:
il genere di scrittura che con le parole provoca dolore e shock, con un linguaggio affetto da malformazioni e profanato da disturbi provenienti da un mondo patologizzato;
tutto ciò che nella scrittura si dà a spezzare le ossa al discorso perché si rompa e si frantumi per schernirlo, gettandogli addosso sfenditure e spacchi entro cui far entrare frasi scomposte,
… il verbo carico di forza esplosiva, il verbo deformato e deformatore… (…) i verbi che denotano un urlo e un urto, una lacerazione e una rottura.
Intendo per Espressionismo artistico:
quel plasticismo statuario-architettonico e quella pittura che abbiano indirizzato la propria estetica alla denominazione di forme affette da sforzature e torcimenti, macerate e travagliate, puntualizzate dai tipici conflitti di una civiltà che abbia perso il lume della ragione.
Per Espressionismo dunque non intendo soltanto quella tipica corrente d’arte tedesca nata tra le secessioni di Monaco (1892) e Berlino (1910), e che si protrarrà sino al 1925, ma tutta quell’arte e quel genere di letteratura che abbiano a che fare con quanto sovraesposto.