Saggio sopra l'espressionismo

la parola verbovisiva e transmentale

La parola dinamica cerca il dialogo con la pagina

La parola, riconosciuta sulla pagina come forma viva, non più isolata nel suo solo significato, diviene un elemento dinamico e plastico che cerca un dialogo in comune con l’architettura della pagina.

Aleksej Kručënych, Le nuove vie della parola (la lingua del futuro morte al simbolismo) in L’Avanguardia russa, Mondadori, Milano 1979, p.102

La parola assume una forma propria, liberandosi (come avviene esattamente nella poesia transmentale concepita dal cubofuturista russo Kručënych) dalla «sua subordinazione al significato». Se prima era «il
pensiero che dettava legge alla parola e non il contrario», ora attraverso «un linguaggio libero, transmentale e universale» non si arriva più «alla
parola attraverso il pensiero» ma «attraverso la parola» si arriva «alla comprensione immediata».

Il linguaggio universale e transmentale

La parola transmentale è dunque forza motrice che forma la propria personalità significante a partire da una sua realtà visuale che si metamorfizza in azione sonora e cromatica acquisendo per sé, in più, la capacità di farsi vedere ancor prima di farsi comprendere, imponendo così da subito l’attenzione sulla sua realtà concreta e oggettuale: senza sottostare alla sovranità del significato che le è stato imposto, la parola crea a sua volta forme inaspettate, raggiungendo altri significati.

Il linguaggio transmentale russo si fa visivo

Il linguaggio transmentale russo si fa visivo, perché penetra -con la sua inattesa grafia sonora- nell’udito, con la peculiarità dinamica di una pittura materica, i cui colori sonori hanno preso forma e volume suscitando immagini originali, perché originale e imprevedibile è il linguaggio che le ha provocate.

Nel linguaggio trasmentale la parola si allarga di significato

Nel linguaggio transmentale, «la parola è più larga del significato». La parola si allarga di significato ai fini di aggiungere altri significati al proprio significato, e la presa di possesso di altri significati trasforma la parola stessa in un campo di forze in grado di sviluppare un significato visibilmente plastico: il significato cioè non si lascia soltanto pensare ma anche vedere e toccare.

Un significato da pensare, vedere e toccare

Per poter ottenere tale effetto, la parola deve come tornare alle origini: alla materialità tribale intrisa di visioni magiche, ai sottintesi arcani del linguaggio alchemico, al lessico plastico emesso dalle multiformi sonorità gestuali e mímiche di un dinamismo corporale in trance:

Aleksej Kručënych, Le nuove vie… p.103
Parola trasmentale
fatta di componenti
irrazionali mistiche e
estetiche

«la parola (e i suoni che la compongono) non è soltanto un pensiero monco» (un pensiero cioè fermo su se stesso, non in grado di perforarsi: incapace di far entrare in sé altre configurazioni linguistiche che, nell’interagire tra di loro, contribuiscano a dare un maggiore completamento alla percezione del significato), e «non è solo logica» (non è cioè soltanto correlazione razionale, matematica, convenzionale, atta a riprodurre per via strutturale il linguaggio), «ma è soprattutto transmentale» cioè fatta di «componenti irrazionali mistiche e estetiche».

In definitiva… il linguaggio transmentale mira a riportarci a una origine iniziatica, per cui il linguaggio è ancora tutto da inventare e costruire.

Aleksej Kručënych-Velimir Chlebnikov, Le opere d’arte in L’avanguardia russa… pp.109-110

LE OPERE D’ARTE
1. che si scriva e si guardi in un batter d’occhi!
(canto sciacquio danza, dispersione di goffe costruzioni, dimenticare, disimparare. V. Chlebnikov, A. Kručënych, E. Guro; in pittura V. Burljuk e O. Rozanova).
2. che si scriva difficilmente e si legga difficilmente, più scomodamente di come s’infilano stivali appena unti o di come si muove un autocarro in un salotto.
(Gran numero di nodi fasci cappi e toppe, superficie scheggiata, fortemente ruvida. In poesia D. Burljuk, V. Majakovskij, N. Burljuk e B. Livšic, in pittura Burljuk, K. Malevič)
[…] prima di noi gli scrittori avevano una strumentazione del tutto diversa, ad esempio:

Da una poesia giovanile di Lermontov.
(N.d.T.)

Po nèbu polùnoči àngel letèl
I tìchuju pèsnju on pèl.
Un angelo volava nel cielo di mezzanotte
E cantava una canzone con voce sommessa.

pepa… hanno una colorazione debole

Qui la colorazione è data da questo esangue pe… pe… Come da quadri dipinti col latte e
budino, non possiamo essere soddisfatti da versi costruiti su
pa – pa – pa
pi – pi – pi
ti-ti-ti
ecc. ecc.

Un modello di suono e nessi verbali diversi

Un uomo sano, a nutrirsi di un simile cibo, potrà soltanto rovinarsi la digestione.
Noi abbiamo offerto un modello di suono e di nessi verbali del tutto diverso.
dyr, bul, ščyl,
ubeščur
skum
vy so bu
r l ez.

C’è più di russo, di nazionale in questi cinque versi che in tutta la poesia di Puškin

(a proposito, in questi cinque versi c’è più di russo, di nazionale, che non in tutta la poesia di Puškin) […]
Prima di noi nei confronti della lingua venivano avanzate le seguenti esigenze: nitida, pura,
onesta, sonora, gradevole (tenera) all’udito, espressiva (in rilievo, colorita, succosa).
Imitando il tono, sempre giocoso, dei nostri critici, potremmo proseguire per la loro strada, nelle opinioni sul linguaggio, e ci accorgeremmo che tutte le loro esigenze orrore, orrore!) si addicono più alla donna come tale che non alla lingua come tale.
In effetti: linda, pura (ma naturalmente!), onesta (uhm! uhm!), sonora, gradevole, tenera (giustissimo!), infine succosa, colorita, eccovi qua… (chi è? avanti, entrate pure!).

È vero, in questi ultimi tempi si è cercato di trasformare la donna nell’eterno femminino, nella bellissima dama [di Blok e in genere dei simbolisti. (N.d .T.)], e così la donna è diventata mistica (questo non deve imbarazzare i non iniziati, anzi! anzi!). Noialtri invece pensiamo che la lingua dev’essere anzitutto la lingua e se deve somigliare a qualcosa, più di tutto deve somigliare a una sega o alla freccia avvelenata del selvaggio.

Alexander Terent’ev, Il record della tenerezza (Rekord nežnosti, Tiflis 1919) in L’avanguardia russa… pp.207-208

TERENT’EV
Il record della tenerezza
(Rekord nežnosti, Tiflis 1919)
(Vita di Il’ja Zdanevič scritta dal suo amico Terent’ev, quadretti di suo fratello Kirill.)
[…]

Testura verbale secca, carta dura, copertina color fiele

L’insolita secchezza della testura verbale la carta dura e la copertina color fiele impietrita hanno fatto sì che molti prendessero Il’ja Zdanevič per un accademico o un burocrate.
Il poeta ha diviso il destino del suo eroe: non aveva abbastanza acqua! Temperatura 41°!
Naso duro! Zdanevič cerca la mollezza spirituale (la saliva dell’amore): così è nato l’appello all’erotismo anale! Si ammala di tifo addominale! Scrive un nuovo dramma -“lasinanolo” – una compressa di donna che implorante si getta senza distinzione ora sul fidanzato A,
ora su quello B, ora semplicemente, per sbaglio, su un asino.

Velimir Chlebnikov: il più iotante dei poeti

Tutte le parole d’amore indecenti, nell’entusiasmo, jueggiano, oeggiano, oeggiano, risplendono, mettendo in ombra il più iotante dei poeti, Velimir Chlebnikov:

napJAljaja kiJUs’ jasloslJAjko vbil’E piizJati
ubUn’kubun’ kEju chalJAvaj pEk
iffJAfsy cbi]Ut’ju unAbi lJUp’
gjaenJAj talEstis mavzEpit kazJUku kačJUs’
razivaju jupApjak fEjki padvJAski
zOchna
kOzlik lipIt’ blJA pJUši pyžy
mEdik nEm faflJufJUk lJAp aljumInij
Ab’jubjas’ chEj mJAkot’ jaEjuEf’
lEjun’ jupfJAk
majit’gA zvl tEtjat’ mmE
p’JapJan’…
. . . . . . . . . . . . . . . .

La costruzione di una lingua basata su una sequela senza senso di vocaboli fonetici

Risplendendo dal piacere, Il. Zdanevič ha raggiunto il record della tenerezza!

Kurt Schwitters, Die Ursonate, Der Merz, nr. 24, 1932

Una scrittura ridotta in frantumi di suoni vocalizzati o di vocalizzazioni sonore, ci rimanda inevitabilmente alla ricerca di un linguaggio capace di restituirci, suggestivamente, una lingua primordiale.

Ritorno all’infanzia, un mondo da farsi o rifarsi.
Linguaggio destabilizzato, inverosimile, astruso

La costruzione di una lingua basata su una sequela senza senso di vocaboli fonetici, riconducibili ai vagiti di un nascituro, una scrittura che evidenzia in sé un mondo ritornato alla sua infanzia con parole che sembrano parlare dall’inconscio di un uomo ancora tutto da fare, una partitura linguistica defunzionalizzata dal senso proprio di un linguaggio di scambio, soggiacente a un linguaggio destabilizzato nel suo senso comune, inverosimile, astruso, come l’impalcatura fonetica divaricata sino alla sonorità di una cantilena magico-rituale, non hanno altro senso se non quello di proiettarci utopicamente in un mondo non già fatto, ma da farsi o da rifarsi.
Ecco infatti i dadaisti Schwitters e Hugo Ball cimentarsi nella costruzione
di un linguaggio poetico primordiale.

Hugo Ball, Nubi in Almanacco Dada. Antologia letteraria-artistica, Feltrinelli, Milano 1976, p.69

NUBI
elomen elomen lefitalominai
wolminuscaio
baumbala bunga
acycam glastula feirofim flinsi
elominuscula pluplubasch
rallalalaio
endremin saxassa flumen flobollala
feilobasch falljada folildi
flumbasch
cerobadadrada
gragluda gligloda glodasch
gluglamen gloglada gleroda glandridi
elomen elomen lefitalominai
wolminuscaio
baumbala bunga
acycam glastala feirofim blisti
elominuscula pluplusch
rallabataio

 

fabio d'ambrosio editore
via enrico cialdini, 74 - 20161 milano | p.iva 09349370156
sopralespressionismo

GRATIS
VISUALIZZA