Saggio sopra l'espressionismo

la forza si putrefà, e muta

L’Espressionismo visualizza l’universale agonia e caducità delle cose e degli esseri

L’Espressionismo ci visualizza quasi sempre l’universale agonia delle cose e degli esseri che convivono nell’ineffabile caducità del loro quotidiano deperimento. Quando guardiamo un’opera espressionista, assistiamo al fenomeno di un deperimento organico. Figure e paesaggi originano da un tessuto corporeo in decomposizione. Morte e vita si fanno guerra. E a soccombere è sempre la vita. La vita si tramuta in materia in decomposizione, non assistiamo in essa a uno spettacolo imperituro. La forma si putrefà, e muta: ridiviene vita morente.

La materia si decompone e riemerge sotto un’altra forma

Una forma che sparisce dalla propria forma e riemerge sotto forma di un’altra forma. Ma questa forma pare sempre provenire da un luogo in stato di angoscia, o traumatizzata dall’olezzo di innumerevoli guerre esistenziali non quantificabili.

Qual è il punto centrale dell’Espressionismo? È quello di un’arte che se ne sta come accucciata nella mímica sconnessa dell’epilettico, nella paradisiaca dissennatezza del folle, nelle illuminazioni di un dolore che soffre le proprie contraddizioni.

Espressionismo: arte liberata da forma, ordine, società, e dal Bello

Eppure nell’Espressionismo v’è del liberato. Il colore infatti è libero di ammonire se stesso; il paesaggio è libero di lasciarsi deformare dall’urlo primordiale della natura; la città è libera di rivelarci il proprio assetto urbanistico, dilatato dall’incessante foga di un caos innaturale; la figura umana è libera di registrare su di sé persino gli effetti della nevrosi tripudiante e della sofferta liturgía mistica, sputata da un corpo diseredato e messo al bando da una società inospitale.

fabio d'ambrosio editore
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