Saggio sopra l'espressionismo

l’Apollineo e il Dionisiaco

L’Apollineo e la visibilità che diventa pornografica

L’Apollineo ben si colloca nella civiltà della vista. La mercificazione di ciò che è visibile, è uno dei tanti aspetti acquisiti dall’avanzata dell’Apollineo. Per
l’Apollineo la visibilità è il suo problema assillante. Rendersi visibile è farsi vedere, è concentrare su di sé, il più possibile, ciò che brilla in tutta la sua visibilità. A mano a mano che la visibilità allarga l’orizzonte della percezione visiva su se stessa, la visibilità non fa che rendersi ancor più visibile sino a rendersi pornografica. La pornografia, essendo il razionale sfruttamento del corpo, reso visibile più ancora che se fosse rimasto soltanto corpo, è ciò che assorbe totalmente il corpo per disperderlo sulla visibilità delle proprie superfici.

Nella forma apollinea il corpo è fermo su se stesso, compiaciuto ed esanime

Un corpo irremovibile, asettico, raffreddato da una corporeità inverosimile, asessuata, è fisiologicamente esanime. La forma apollinea è ciò che s’è
compiaciuto nel trasformarsi in virtuosità razionale: tutto in sé non è né troppo né poco, è equilibratamente una forma che poggia sulla geometria euclidèa, è una tridimensionalità bidimensionale, poiché si muove nello spazio senza entrarci dentro e senza lasciare che esso spazio la intacchi. È un corpo, fermo su se stesso.

Il Dionisiaco ctònio, precario e disarmonico, intriso di corporeo, aderisce al mondo crudele

Il Dionisiaco non va incontro all’empireo celeste, ma allo ctònio. Insidiato dalle vicende terrene, è l’insorgere di una forma condannata alle stravaganze della vita: trabocca di aberrazioni, costituisce la dimensione disarmonica della contemporaneità e la precarietà dell’esistente. Lo ctònio non si risolve in una forma registrata nell’eternità, in un mondo mai avvenuto,
alleggerito da visioni ultraterrene… no! è aderenza al mondo, ai suoi crudelissimi principi di sopravvivenza, ai suoi rischi, alle sue vicende giocate sul filo del rasoio.
La forma apollinea: la fa la mente distaccata dal corpo. La forma ctònia: la fa la mente intrisa di corporeità. La forma ctònia è assolutamente sporca di corpo, tutto in sé pare gestito dalla visione del tatto: la sua forma tocca lo spazio, perché in esso si espande ed è a sua volta toccata dallo spazio, perché lo spazio si espande in essa. La forma ctònia partecipa attivamente agli stravolgimenti della vita, assumendone su di sé la loro forma.

L’Apollineo, stereotipato, fisso, statico, non si distacca mai dalla propria forma

La forma apollinea è stereotipata, rifiuta accortamente di emergere dallo status quo di una vita dominata dalla violenza dei suoi contrasti e delle sue immense voragini: vuole restare con la forma che le è sempre stata data:
limitata alle operazioni della sua staticità, non chiede altro che di restare giudiziosamente ferma su se stessa, per potersi distaccare meglio da ciò che la circonda.

La geometria lineare apollinea e la geometria astrusa demoniaca

La regolamentazione che v’è in un corpo apollineo, è quella che vige nell’interno di una geometria lineare. Essendosi depurata dalla strapotenza della geometria demoniaca, che potremmo ritrovare nel consultare la natura, opera astrattamente su se stessa senza passione e senza riscuotere, dalle forme da essa tracciate, l’insoluto e il dilemma di una geometria insolita e astrusa, vissuta dalla vita.

Lontano dalle sensazioni e percezioni della natura

Essa non mostra com’è fatta una forma immersa nello spazio, e non domanda alla forma del mondo com’è fatta, essa vive in una igiene astratta che la tiene in una geometria lontana dagli accadimenti dell’esistenza. Non si interessa alle sensazioni, né alle percezioni che potrebbero emergere a contatto coi numerosi aspetti della natura.Essa rappresenta la visione egoarca di chi vuole vedere, in mezzo al mondo, solo se stesso. La sua forma respinge tutto ciò che potrebbe provenire dai recettori sensoriali.
Dei sensi non vuole che l’annullamento.

L’annullamento dei sensi: l’occhio non coglie vibrazioni

La sua forma infatti è inodore, le sue superfici sono tanto immobili da non creare nessun tipo di vibrazione che possa accattivare l’occhio. Guardarla è come camminare in una sala d’ospedale nuda e sterilizzata, ove non vi si percepiscono né le osservazioni dei batteri né le riflessioni dei corpuscoli, ove ogni elemento naturale è assente, ove lo spazio non risulta che come una struttura carceraria, in cui la geometria è tenuta prigioniera fra quattro mura, e, condizionata dall’immobilità del tutto, se ne sta immobile.

La dispotica razionalità apollinea razionalizza la natura

L’Apollineo è ciò che si oppone al sistema nervoso e linfatico della natura; più che scongiurare le forze irrazionali della Madre natura, le combatte mediante una progettualità che crea sistemi di difesa e di chiusura, ancorati a un processo di progettazione fondato su una geometria atta a immobilizzare ogni tendenza della natura a realizzare forme contrarie alla ragione.
L’Apollineo produce, in risposta all’irrazionalità della natura e alle sue trasgressioni, una forma di cultura centrata sul potere e sull’autorità. È per l’assunzione incondizionata di una politica dispotica e dittatoriale.

Forma che reprime i conflitti sociali e sostiene il dispotismo

È atta a reprimere ogni forma di tensione e di conflitto, che potrebbero derivare da forme sociali che non accettano di soccombere ai condizionamenti imposti
dalla sua inflessibile legge autocritica. L’Apollineo è una forma che si fossilizza sul dispotismo. Tutte le sue forme ci conducono a un’organizzazione sociale raggelata nel suo desiderio autocratico di supremazia. L’Apollineo si organizza e si arma per la difesa di un proprio programma desunto da un ordine e una regolatezza tirannici.

Il monumentalismo e il trionfalismo dittatoriale

Non è certamente un caso che, al fiorire di ogni politica dittatoriale, si erigano strutture di potere monumentali che si rifanno al trionfalismo delle forme greco-romane: ritornano imponenti mausolei, iconografie rigorosamente sfoggianti sentenze morali, robusti archi trionfali, obelischi eretti per stuprare l’aria, colonne intemerate, votate al buon costume della durezza e dell’imperituro. È il trionfalismo del ciclopico e del magnifico, del maestoso e dell’immortale; è la commemorazione di un costume politico ordinato dal Dio-Duce; è l’equipaggiamento da combattimento, prescritto per ostentare e imporre il proprio potere.

L’Apollineo ha un solo punto di vista sulla propria forma

L’Apollineo misura e quantifica lo spazio, adottando per sé un solo punto di vista; non accetta cambiamenti profondi sulla propria forma; non sopporta lasciarsi mettere in crisi, né mette in crisi, è l’Io che si rispecchia in se stesso, che solidarizza solo con il proprio modo di vedere, che va alla ricerca solo di una propria identità che non ama esplorare oltre se stessa;

L’Apollineo stabilisce forme e ordine universali

assume forme universali, fatte esclusivamente per somigliare a ciò che si è già visto; stabilisce un ordine risucchiato totalmente dal proprio ordine, custodito nel recinto della propria sanità formale; allontana da sé ogni forma che potrebbe trasformarlo in una forma diversa dalla propria forma; non accetta nessun tipo di forma opposto alla sua; comunica solo ciò che di fatto appare da ciò che è… e non altro, poiché non è fatto per rappresentare altro da sé;

Una forma che non si
disorienta né si fa disorientare

è una forma che non disorienta né si fa disorientare né ci fa imbattere in forme dalle allegorie disorientanti, ma solo in simboli che ci orientano su se stessi, sul senso semantico dei propri poteri.

fabio d'ambrosio editore
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