Saggio sopra l'espressionismo

5. il colore espressionista: interiorità

Schönberg rimprovera Schopenhauer perché questi, nel tentare di definire il linguaggio musicale,

Arnold Schönberg, Il rapporto con il testo, in Il Cavaliere Azzurro… p.5

si smarrisce… quando cerca di tradurre in concetti alcuni aspetti particolari di quel linguaggio che la ragione non capisce. Mentre dovrebbe -secondo Schönberg- risultare evidente che in questa traduzione in concetti, in linguaggio umano (che è astrazione, riduzione al conoscibile), va perduto l’essenziale, il linguaggio del mondo, che forse deve davvero rimanere
incomprensibile ed essere soltanto intuibile.

Il colore deve esprimersi come la nota della musica dodecafonica

Come per Schönberg anche per Kandinskij il colore deve poter esprimersi per mezzo del suo grido primigènio se non addirittura primordiale: anche il colore, come la nota nella musica dodecafonica, deve tirar fuori dalla sua profonda interiorità l’Urschrei, e parlare alla forma e agli altri colori interiorizzandosi in Sprachmelodie, cioè in melodia parlata, fino a ottenere nella composizione pittorica una modulazione musicale tra forme e colori che si corrispondano tramite una melodia di timbri, tramite cioè la Klangfarbenmelodie.

Tirare fuori dal colore la sua interiorità

Si tratta insomma di tirar fuori dal colore la sua interiorità, portarla in superficie e farla vibrare perché arrivi a trasmettere il suo esclusivo suono interiore per mezzo di una tonalità cromatica sonorizzata.

Dare espressione cromatica al visto: Vasilij Kandinskij, Lo spirituale nell’arte… p.36

Per Kandinskij, dare un’espressione cromatica al visto, vuol dire dargli «una dimensione intimamente pittorica»; vuol dire tirargli fuori ciò che gli vive
«interiormente».

Cézanne rende interiormente vive le cose esteriormente morte

Si pensi, ad esempio, a Cézanne che -secondo Kandinskij-

sapeva trasformare una tazza di tè in un essere animato, o meglio sapeva riconoscere l’essere in quella tazza. Cézanne porta “la natura morta” a un’altezza in cui le cose esteriormente morte diventano interiormente vive. Le tratta come tratta l’uomo, perché ovunque sa vedere la vita interiore. Dà loro un’espressione cromatica, cioè una dimensione intimamente pittorica, e le chiude in una forma traducibile in forme astratte, spesso matematiche, che diffondono armonia. Non rappresenta un uomo, una mela, un albero, ma usa questo materiale
per formare qualcosa di intimamente pittorico che si chiama immagine.

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